Per l’appuntamento con “Impariamo di Starup da chi fa Startup“, oggi ho il grande piacere di ospitare Marco Bonanno, ingegnere biomedico e fondatore della startup Arcon-Stethotelephonehttp://www.stethotelephone.com/

Marco ha di recente completato un programma di business in California (Fulbright BEST Program). E’ titolare di 2 brevetti. E’ un giovane molto preparato e con le idee chiare, come emerge da questa intervista per “Impariamo di startup da chi fa startup“.

Ho apprezzato molto le definizioni che dà delle startup  e della figura dell’imprenditore.

Il progetto di Marco è molto interessante: Stethotelephone è un dispositivo medico, un add-on device per stetoscopio, capace di digitalizzare il suono proveniente dallo stetoscopio classico, amplificarlo e filtrarlo per ascolto in real time, e trasmetterlo a dispositivi elettronici quali smartphone e tablet. Si pone al posto delle orecchie del medico; è l’unico dispositivo al mondo che non modifica la struttura del classico stetoscopio.  Permette l’improvement del suono naturale del corpo umano e l’utilizzo dello stetoscopio classico per la prima volta in applicazioni di telemedicina e teleconsulto a distanza. Stethotelephone è protetto da un brevetto PCT internazionale.

Le persone all’interno del team della startup sono: Alessio Gagliardi (esperienza come ingegnere di supporto presso la Texas Instrument)  e Davide Gambera (Designer di prodotto, laureato al Politecnico di Milano)

Per “Impariamo di startup da chi fa startup”, ho chiesto a Marco:

  • Quali sono le difficoltà interne ed esterne maggiori per una startup?

“Credo che le maggiori difficoltà interne siano nella formazione di un team solido che riesca a portare avanti il business. Infatti spesso i team delle startup sono formati da persone con capacità tecniche, e gli inventori stessi non hanno competenze di business.

Formarsi ed essere in grado di portare avanti il progetto è una prerogativa fondamentale per chi vuole fare startup. L’idea non è prodotto e il prodotto in sé non è indice di successo.

Ricordo con piacere una frase di un professore durante il programma di business  (Fulbrigth BEST Program) fatto recentemente presso la Santa Clara University in California: how a scientist could run your business?

Essendo il prodotto non indice di successo, è importante inoltre il contesto in cui si opera. E’ molto importante facilitare le connessioni tra startupper e potenziali partner, o soggetti in grado di supportare sia tecnicamente che finanziariamente il progetto.

Marco, raccontaci qual è:

  • il rapporto con i mercati esteri e con le realtà straniere in generale: la tua esperienza

I contesti esteri più socialmente globalizzati sono più inclini alle innovazioni e allo sviluppo delle startup. E’ spesso una questione di cultura, che si traduce in facilità di comunicazione tra le parti, fiducia del prossimo, parità sociale e mancanza di gerarchie sociali presunte.

In America puoi confrontarti con l’amministratore di Facebook nello stesso modo in cui ti confronti con un collega di università.

Paesi come America e nord Europa sono inclini allo sviluppo di nuove iniziative, d’altro canto però c’è una mole notevole di nuove imprese e startup che rende competitivo il territorio e articolato il successo di una startup rispetto ad un’altra.

La startup spesso propone un prodotto potenzialmente scalabile sul mercato globale, è quindi chiaro che si deve muovere in un’ottica di sviluppo globale.

In Europa i governi nazionali e la comunità europea stanno muovendo diverse leve per l’incentivo delle nuove imprese. Ma i fondi comunitari e soprattutto nazionali italiani non sono favorevoli per lo sviluppo di startup: troppa burocrazia, troppa lentezza, troppi paletti, la startup per sua natura è smart, semplice e deve essere libera di investire e rischiare.

In Italia comunque qualcosa si muove e dobbiamo essere noi la chiave di volta della sua evoluzione!”

  • Il tuo rapporto con il web e con le moderne tecnologie?

” In un contesto globalizzato il web è diventato parte integrante per lo sviluppo sociale, ancora di più per le nuove imprese. E’ uno strumento fondamentale ed è fondamentale saper comunicare i propri contenuti.

Gli investitori, le grandi aziende, e tutto l’ecosistema che si muove intorno alle startup fa utilizzo del web e si muove attraverso la rete del web”.

  • Alla luce delle tue esperienze quali sono alcuni consigli che ti senti di dare ai nuovi startuppers?

Muoversi come azienda, capire bene le dinamiche che stanno dietro lo sviluppo dell’impresa, strutturare un team valido. Non servono molte persone, ma occorre fare chiarezza sui compiti e su come portare avanti il business. Le persone nel team devono garantire un’operatività anche se limitata; occorre essere focalizzati sui giusti obiettivi: dove si vuole arrivare e in quanto tempo? Anche pensare di vendere il prodotto e la PI (proprietà industriale) a grandi aziende, dunque venire acquisiti, richiede un percorso di sviluppo. La tesi: faccio il brevetto e vendo l’idea non è un ottima strategia; anzi perdi facilmente i soldi necessari per il mantenimento di un brevetto (che non sono pochi). Spesso occorre dimostrare che il prodotto è valido sul mercato e che abbia un sua scalabilità. D’altronde perché qualcuno dovrebbe comprare la tua idea? Voi comprereste un’idea o un prodotto anche se brillante e originale? Non vorreste delle garanzie sul suo successo? Bisogna mettersi nei panni di chi investe e capire perché lo fa.

Non pensare in maniera affannosa alla ricerca di capitali, spesso le soluzioni sono dietro l’angolo.

E’ più importante avere e coltivare buone reti e strutturare un team solido. Lo startupper è imprenditore; e l’imprenditore è colui che fa sì che le cose accadano e che rischia affinché accadano.

Avere una buona idea è come pensare di muovere un primo passo in un certo sentiero. Avere un prodotto è come muovere un primo passo nel sentiero; il resto del cammino è lungo, emozionante, a volte tortuoso, a volte panoramico, a volte privo di orizzonte, spesso in salita. Questo cammino è fare l’imprenditore. Occorre passione, tenacia e grinta.

C’è bisogno ora più che mai di gente nuova, che faccia le cose semplicemente, che si confronti con semplicità ed elegante ingegno.

Credo che le startup siano un buon modo di riorganizzare l’intero contesto sociale!

Ringrazio Marco Bonanno per questa intervista per “Impariamo di startup da chi fa startup”. . Condivido appieno i suggerimenti che dà ai nuovi startuppers e l’approccio che Marco ha nei confronti del web e della tecnologia.